Nel 2024, grazie a 7.400 ore di lavoro volontario in 100 riserve di caccia, è stata evitata la morte di centinaia di piccoli cervi durante lo sfalcio dei prati.
BOLZANO. Un grande gesto d’amore per la natura e la fauna selvatica arriva ancora una volta dall’Alto Adige. Nel 2024, in 100 riserve di caccia distribuite su tutto il territorio provinciale, sono stati salvati oltre 1.580 cerbiatti grazie a un’azione congiunta tra cacciatori, cacciatrici, contadini e contadine. L’iniziativa è stata coordinata dall’Associazione Cacciatori Alto Adige, che ha dato vita al progetto Kitzrettung (salvataggio dei caprioli), in stretta collaborazione con i proprietari dei terreni agricoli.
Durante i mesi primaverili ed estivi, i piccoli cervi si nascondono tra l’erba alta dei prati per proteggersi dai predatori. Ma con l’inizio delle operazioni di falciatura, questo comportamento istintivo può diventare fatale. Inconsapevoli del pericolo, molti cerbiatti rischiano di venire feriti o uccisi dalle macchine agricole in azione.
Una mobilitazione volontaria e capillare
Per scongiurare questa tragedia, centinaia di volontari hanno partecipato a operazioni di monitoraggio e salvataggio, impiegando oltre 7.400 ore di lavoro volontario. Le squadre si sono attivate all’alba, prima del passaggio dei trattori, per ispezionare i prati e individuare i piccoli animali nascosti, utilizzando tecnologie come droni con termocamera, ma anche metodi tradizionali come il controllo a piedi con l’aiuto dei cani.
L’intervento è stato reso possibile da un’efficace sinergia tra mondo agricolo e venatorio, dimostrando che la protezione dell’ambiente e della biodiversità può essere frutto di una collaborazione concreta e coordinata tra diversi attori del territorio.
Kitzrettung: un modello da seguire
Il progetto Kitzrettung, sostenuto dall’Associazione Cacciatori Alto Adige, si conferma come una best practice a livello nazionale per la tutela degli animali selvatici durante le lavorazioni agricole. L’iniziativa punta non solo a salvare vite, ma anche a sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore della fauna e sull’importanza di azioni preventive in armonia con l’attività agricola.
“Dietro ogni cerbiatto salvato – fanno sapere dall’associazione – c’è una sveglia che suona prima dell’alba, una camminata nei campi, un drone alzato in volo e, soprattutto, un grande senso di responsabilità verso la natura”.
Un’alleanza tra uomo e ambiente
Il successo delle operazioni nel 2024 dimostra quanto sia efficace un’alleanza concreta tra tradizione, innovazione e rispetto per l’ambiente. Salvare la vita di un cerbiatto non è solo un atto simbolico: è la prova che un’agricoltura sostenibile e un’attività venatoria consapevole possono convivere e contribuire insieme alla tutela del patrimonio naturale dell’Alto Adige.