Home Sport Sinner e il caso Clostebol: la WADA apre a nuove regole, nuovi dubbi sui microdosaggi

Sinner e il caso Clostebol: la WADA apre a nuove regole, nuovi dubbi sui microdosaggi

by Massimiliano Maglione

Il mondo dello sport è scosso da un acceso dibattito sui limiti del controllo anti-doping. Recentemente, il direttore generale della WADA, Olivier Niggli, ha rilasciato un’intervista all’Equipe, ripresa dalla Gazzetta dello Sport, in cui ha affrontato il delicato tema delle contaminazioni e delle concentrazioni infinitesimali di sostanze proibite.

Microdosaggi e nuove prospettive

Niggli ha sottolineato che, sebbene non ci siano necessariamente più casi rispetto al passato, la tecnologia attuale consente ai laboratori di rilevare quantità estremamente ridotte di sostanze, spesso nell’ordine dei picogrammi. Queste quantità, secondo il direttore, potrebbero derivare da contaminazioni accidentali o situazioni quotidiane del tutto innocue.

“Dobbiamo comprendere se siamo pronti ad accettare il microdosaggio e dove sia giusto fermarsi”, ha dichiarato Niggli, annunciando l’apertura di un tavolo di lavoro per valutare l’introduzione di nuove regole. Il caso più emblematico è quello di Iga Swiatek: la tennista polacca è stata squalificata per un mese dopo essere risultata positiva alla trimetazidina, rilevata in una concentrazione di appena 50 picogrammi per millilitro.

Il ricorso contro Sinner e il caso Clostebol

Parallelamente, un altro caso ha acceso i riflettori sul tema delle contaminazioni: quello di Jannik Sinner. L’attuale numero uno al mondo era stato assolto da un tribunale indipendente dell’International Tennis Integrity Agency (ITIA) dopo essere risultato positivo due volte al clostebol nel marzo 2024.

Secondo l’inchiesta, il contatto con la sostanza era avvenuto a causa di un incidente del fisioterapista Giacomo Naldi, che si era ferito usando una crema contenente clostebol (Trofodermin) prima di massaggiare Sinner. Tuttavia, la WADA non ha accettato il verdetto di “assenza di colpa o negligenza” e ha presentato ricorso al Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS), con un’udienza prevista non prima del 2025.

Il futuro dell’anti-doping

Questi casi hanno riacceso il dibattito sulla necessità di rivedere le norme anti-doping, soprattutto per quanto riguarda i microdosaggi e le contaminazioni accidentali. Se da un lato è fondamentale preservare l’integrità dello sport, dall’altro è altrettanto importante evitare di penalizzare atleti che non traggono vantaggi reali da quantità infinitesimali di sostanze proibite.

Con l’apertura del tavolo di lavoro annunciato dalla WADA, si intravede la possibilità di un approccio più equilibrato, capace di distinguere tra doping intenzionale e contaminazione accidentale. Un passo necessario per garantire giustizia e chiarezza in uno sport sempre più tecnologico e controllato.

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