Home Società Roberto Silveri, 50 anni, un esempio di rinascita e crescita personale: “Non è mai troppo tardi per diventare ciò che davvero vogliamo essere”

Roberto Silveri, 50 anni, un esempio di rinascita e crescita personale: “Non è mai troppo tardi per diventare ciò che davvero vogliamo essere”

by Massimiliano Maglione


Bolzano – Roberto Silveri, 50 anni, domenica scorsa ha appena tagliato il traguardo della sua seconda maratona di New York, dopo quella del 2023, ma la sua impresa va ben oltre l’aspetto sportivo. Un uomo che, con il cuore pieno di passione e una mente determinata, ha trasformato completamente la propria vita. Da persona che odiava la corsa e 118 kg ad un grande amante della corsa di endurance e 18 kg di meno. Pubblico dipendente e dottore in giurisprudenza con un presente da “mental coach in training” e prossimo alla discussione della tesi per la laurea magistrale in Psicologia, con una visione ben chiara: ispirare con la propria storia di perseveranza e cambiamento che la crescita personale non ha età. Per lui, non si tratta solo di correre: è la dimostrazione che, con la giusta disciplina e consapevolezza, i limiti esistono solo nella mente.

Giornalista: Roberto, è stato un anno straordinario. Due maratone di New York, 2023 e 2024, un cambiamento radicale della tua vita: come definiresti questo percorso?

Roberto Silveri: “È stato un viaggio di trasformazione. Non solo fisica, ma soprattutto mentale. La maratona non è solo una gara di resistenza; è una sfida interiore in piena e continua zona di scomfort che ti sposta costantemente il limite di ciò che reputi possibile fare. E’ un rapporto intimo con te stesso, che non ha eguali per conoscerti appieno. I continui cambi di percezione sono la maggior lezione appresa da questo percorso di crescita straordinaria, che la corsa rappresenta, con allenamenti lunghi settimanali anche di 30, 34 km che mi han preparato per correre la maratona di New York”.

Giornalista: Parlaci di quei cinque anni fa. A cosa ti riferisci quando dici di essere stato “intrappolato”?

Roberto Silveri: “Cinque anni fa, ero completamente fuori strada. Pesavo 118 kg, ero immerso in una routine che non mi dava nessuna soddisfazione. Un lavoro da dipendente pubblico si, ma una routine quotidiana e di vita che sembrava mancare di direzione. Le giornate, come il caso di tanti, spesso uguali e senza uno scopo ben preciso. Il mio pensiero verso i miei due figli, Valentina 16 anni ed Alessio 14 anni, le cui necessità son sempre state prioritarie, come lo sono adesso, ma poi per il resto, non sapevo cosa volessi davvero. Le problematiche fisiche e a volte la mancanza di energia erano solo la superficie di un qualcosa di più profondo: mi sentivo fermo soprattutto mentalmente. Poi tutto ha avuto inizio quando ho deciso di amarmi di più e quindi di sfidarmi, proprio per ravvivarmi.”
Giornalista: Cos’è stato a scatenare il cambiamento? Cosa ti ha fatto decidere di intraprendere questo viaggio?

Roberto Silveri: “Il lockdown è stato il catalizzatore. Mi ha costretto a fermarmi e a fare un bilancio della mia vita. Le mie problematiche alla schiena, il peso, solo un modo del mio fisico per farmi capire che le cose non stavano andando per il meglio. Ho capito che dovevo cambiare, che non potevo continuare a ignorare i segnali del mio corpo e della mia mente. È lì che ho scoperto casualmente un percorso di formazione triennale il Master Internazionale in Coaching ad Alte Prestazioni – Micap e da lì è iniziato il mio viaggio, sotto la guida illustre di docenze come quelle di Massimo Grandis e Osvaldo Adinolfi e soprattutto del mio mentore Roberto Cerè, coach della scuderia Ferrari, Benetton, che ha ispirato tantissimo la mia crescita e da cui ho appreso tutte le competenze certeficate che oggi ho. Consapevolizzando che l’insoddisfazione che provavo era una costruzione mentale, frutto di convinzioni ereditate, di idee che avevo preso in prestito dalla famiglia, dalla società, e che oltre a limitarmi nemmeno mi rappresentavano e come spesso accade avevo preso come tante altre per vero senza mai ridiscuterle. Capendo così che se volevo cambiare, dovevo iniziare dalla percezione che avevo di esse per innalzare l’asticella dentro me stesso”.

Giornalista: E da quel momento, sei partito alla conquista di New York. Qual è stato il ruolo della corsa in questa trasformazione?

Roberto Silveri: “La corsa è diventata poi una metafora di difficoltà e di vita. Ogni chilometro percorso non era solo fisico, ma un’opportunità per lavorare sulla mia mente e per conoscersi profondamente. Ho corso sotto la pioggia, con la neve, sotto il caldo estivo, affrontando ogni condizione possibile. E ogni passo mi avvicinava a una versione migliore di me stesso. La maratona di New York è stata solo il culmine di un lungo viaggio interiore. Correre lì significa affrontare il “muro della mente”. È un’impresa che va oltre la resistenza fisica: è il momento in cui comprendi quanto sei capace di superare”.
Giornalista: Parlaci dei numeri. 2500 km di allenamento. Non è cosa da tutti…

Roberto Silveri: “No, non è da tutti, ma se l’ho fatto io, lo può fare chiunque. Si ho corso più di 2500 km per prepararmi per le mie due maratone, quello si. Ma è un dato questo che è venuto fuori con la costanza di 1 anno e mezzo di allenamenti, nulla più. Se lo avessi immaginato prima, probabilmente mi sarei fatto “spaventare” anche io da questa cifra. Ma qui il ragionamento va fatto pensando che non è solo questione di chilometri. È questione di mentalità. Ogni allenamento è un passo in più verso la resilienza, verso quella disciplina interiore che ti permette di affrontare le sfide della vita. Come può essere anche una laurea o qualsiasi altro obiettivo di livello. Quando corro, non sto solo allenando il mio corpo: sto allenando la mia mente a rimanere concentrata, a non mollare, a spingere oltre ogni limite”.

Giornalista: E la maratona di New York? Qual è il valore simbolico per te?

Roberto Silveri: “È come superare una barriera psicologica. La maratona di New York non è solo una gara. È un’opportunità per confrontarsi con la propria forza interiore, data la sua difficoltà, per dimostrare che niente è impossibile. Nel mondo solo il 0,2% della persone hanno completato una maratona e sono dei “finisher”. E quando si parla di New York, la percentuale si fa ancora più piccola, solo l’1% di essi ha avuto il privilegio di correrla e tagliare quel traguardo. Quindi correrla e finirla bene mi ha riempito di gioia!”.

Giornalista: In questo percorso, che ruolo ha avuto il coaching?

Roberto Silveri: “Il coaching è stato fondamentale. Da quando ho iniziato il mio percorso, ho capito che il coach è una figura cruciale. Un coach ti aiuta a fare chiarezza su te stesso, a mantenere il focus, a non perdere la direzione quando le difficoltà sembrano sopraffarti. Senza il coaching, ossia senza una guida sarebbe stato caotico e molto più difficile. Per me, il coaching è stato l’elemento che ha fatto la differenza, che mi ha permesso di sviluppare la disciplina necessaria per raggiungere i miei obiettivi e consiglio a chiunque voglia effettuare performance di alto livello di investire senza esitazioni su una persona autorevole e di riferimento che possa seguirla e guidarla attraverso le pieghe e le avversità di un percorso sfidante”.

Giornalista: E ora, guardando al futuro, quali sono i tuoi prossimi passi?

Roberto Silveri: “Il mio prossimo obiettivo è discutere il prossimo dicembre la mia tesi e conseguire la laurea magistrale in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni, e poi continuare a crescere, sfidarmi e quindi a migliorarmi, la testa deve avere una direzione per rimanere efficace e produttiva. Probabilmente rimanendo nel running correrò a marzo la maratona di Roma, la mia terza maratona e poi sicuramente dopo la laurea, voglio dedicare la maggior parte del mio tempo per la scrittura del mio libro, sulla mia esperienza di crescita, proprio per ispirare quanto più persone possibili con la visione che si possono iniziare progetti, laurearsi e cambiare energia e quindi risultati, a qualsiasi età! Il nostro tempo in fondo è limitato e va goduto appieno. Ad maiora!”

Conclusione: La storia di Roberto Silveri è un’ispirazione per chiunque desideri trasformare la propria vita. Non è mai troppo tardi per cambiare, per riscrivere la propria storia, e per raggiungere traguardi che sembravano impossibili. Come lui ci insegna, ogni passo che facciamo, sia nella corsa che nella vita, ci avvicina a diventare la versione migliore di noi stessi.

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