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Allerta truffe telefoniche in Alto Adige: il picco in Alta Val d’Isarco

Sottratti dati personali e somme di denaro. Denunciate otto persone, la maggior parte delle quali già con precedenti penali della stessa specie

by Redazione BQ

Allerta per le truffe telefoniche in Alto Adige. Aumenta in provincia di Bolzano il fenomeno del vishing o phishing vocale, anche conosciuta come truffa telefonica con la quale i malintenzionati tentano di appropriarsi di dati personali – specie di natura bancaria o legati alle carte di credito – e sottrarre poi somme di denaro più o meno ingenti.

La segnalazione proviene dal Comando provinciale dei Carabinieri: nei casi registrati, oltre una decina e concentrati soprattutto nella zona dell’Alta Valle Isarco, sono state denunciate otto persone, la maggior parte delle quali già con precedenti penali della stessa specie.

Le vittime sono risultate essere sia anziane che giovani. Tutti sono stati contattati telefonicamente da finti operatori di banche o di società che gestiscono bancomat o carte di credito i quali, con la scusa di presunte “anomalie”, hanno chiesto alle persone, nel loro stesso interesse, di collaborare a mettere in campo false procedure di sicurezza.

Il truffatore, incutendo paura, indicava falsamente come sul conto della vittima vi fossero state delle operazioni sospette, indicando addebiti di importi credibili e non troppo alti, tra i 900 e i 1.000 euro. In altri casi avvisava di una falsa clonazione della carta di credito.

Nella maggior parte dei casi sono stati utilizzati dei numeri di cellulare classici e questo anche per l’invio di alert-SMS (cosiddetto smishing) con invito a richiamare immediatamente un certo numero, anch’esso un normale numero di telefonia mobile, spacciandolo per un servizio di assistenza bancaria (NEXI etc.).

In un caso si è addirittura verificato che sul display della vittima sia stato visualizzato il numero di telefono di un centro operativo per la sicurezza cibernetica di una questura italiana (numero controllato dai carabinieri ed effettivamente corrispondente).

In un altro caso, i truffatori (i “visher”) hanno chiesto direttamente di fornire i riferimenti del conto corrente o della carta di credito (come il PIN del bancomat o quello utilizzato per l’Internet banking, il numero della carta, il codice di sicurezza sul retro della carta, i dati dell’OTP cioè della password temporanea per eseguire operazioni sul conto bancario e sulla carta di credito, ecc.).

Durante la telefonata con il truffatore in sottofondo si sentivano i rumori di un call-center (altre persone che parlano, squilli di telefono etc.). In un caso registrato a Campo di Trens, la vittima è stata contattata da un sedicente ispettore di Polizia che asseriva di essere della polizia postale o di un asserito servizio antifrode e anche in quell’occasione in sottofondo si sentivano i rumori da ufficio delle forze dell’ordine (il soggetto-truffatore che parlava con la vittima veniva chiamato da una terza persona con il nome ispettore, simulando interventi da una finta centrale operativa).

È un metodo apparentemente banale, ma che purtroppo funziona, con una certa efficacia, specie con le persone anziane. Nei casi registrati il danno economico è stato quantificato tra i 900 e i 3000 euro. In altri casi – durante o dopo la finta telefonata di allarme – veniva inviato sul cellulare un messaggio con un codice di conferma e veniva chiesto alla vittima di leggerlo ad alta voce all’operatore“, si legge in una nota dell’Arma.

Tale codice serve in realtà ad autorizzare trasferimenti di denaro a vantaggio dei truffatori, entrati precedentemente in possesso dei dati bancari o della carta di credito (ad esempio, attraverso altre azioni di phishing o tramite altri cybercriminali).

È anche capitato che il messaggio inviato dai visher contenesse un link per accedere ad un form dove veniva richiesto di inserire i dati bancari o della carta di credito oppure il presunto “codice di sicurezza” ricevuto dai truffatori (che, come detto, serve in realtà ad autorizzare versamenti a vantaggio dei visher)“.

I CONSIGLI DEI CARABINIERI PER EVITARE DI ESSERE TRUFFATI 

L’invito principale è quello di non fornire alcun dato, tra cui informazioni personali, codici di accesso, PIN password, dati bancari e della carta di credito, tramite telefono o mail a persone sconosciute. Rammentare che nessuna banca chiede via telefono dati di alcun tipo poiché sono già a conoscenza di determinate informazioni (numero di conto o numero della carta, ecc.).

Se si ricevono mail o messaggi che chiedono di richiamare determinati numeri, controllare sempre prima se tali numeri corrispondono a quelli ufficiali (ad esempio consultando i siti web ufficiali).

Per estrema sicurezza, invece di chiamare i numeri indicati nel messaggio, ci si può rivolgere al centralino dell’istituzione interessata per farsi mettere in contatto con l’ufficio che dovrebbe aver inviato il messaggio.

Per proteggere conti bancari e carte di credito è bene controllare spesso le movimentazioni e attivare sistemi di alert automatico che avvisano l’utente di ogni operazione effettuata.

Se si ha il dubbio di essere stati truffati riguardo i propri dati bancari e/o della carta di credito, è consigliabile contattare immediatamente la banca o il gestore della carta di credito attraverso canali di comunicazione conosciuti e affidabili per segnalare l’accaduto e richiedendo nell’immediato il blocco delle transazioni e delle carte di credito,  segnalando la truffa subita alle autorità di polizia.

 

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