Home Sanità Oltre 6.200 ore donate nel 2024: Il Papavero si conferma punto di riferimento nelle cure palliative

Oltre 6.200 ore donate nel 2024: Il Papavero si conferma punto di riferimento nelle cure palliative

by Massimiliano Maglione

Con un totale di 6.220 ore di attività volontaria nel corso del 2024, l’associazione Il Papavero – Der Mohn si consolida come realtà essenziale nel panorama delle cure palliative in Alto Adige. Articolando il proprio operato su tre ambiti principali – assistenza, divulgazione e formazione – l’associazione continua a portare avanti il proprio impegno con dedizione e consapevolezza.

«Noi ci occupiamo di vita», afferma la presidente Mara Zussa, sottolineando l’approccio che accompagna ogni progetto e iniziativa.

Assistenza in hospice: 1.715 ore di presenza attiva

Il cuore pulsante dell’associazione resta l’assistenza in hospice. Con tre turni giornalieri dal lunedì al sabato, i volontari offrono accoglienza, compagnia e ascolto. Ma il loro impegno non si ferma qui: si prendono cura anche dell’ambiente, delle piante, e supportano l’équipe sanitaria nelle attività quotidiane. «Il nostro ruolo è anche quello di alleviare il peso delle incombenze quotidiane – spiega Zussa – con un’attenzione particolare alla persona e al contesto in cui si trova».

Divulgazione: oltre 3.000 ore per parlare di cure palliative

Ben 3.030 ore sono state dedicate alla divulgazione, con l’obiettivo di sensibilizzare la società sull’importanza delle cure palliative. Tra le iniziative più significative, la realizzazione di un video informativo distribuito gratuitamente, eventi pubblici come la Caccia al Tesoro d’autunno e Papaveri & Lanterne in occasione della festività di San Marino, e l’apertura quotidiana della sede dell’associazione, ormai punto di riferimento informativo sul tema. Prosegue anche il supporto al lutto, grazie al lavoro di una psicologa e di volontari appositamente formati.

Formazione continua: 1.475 ore per crescere e prendersi cura di sé

Il terzo pilastro è la formazione: 1.475 ore investite in percorsi di aggiornamento e sostegno interno. «Formarsi significa anche prendersi cura di sé – conclude la presidente –. È un passaggio fondamentale per affrontare un compito tanto delicato, mantenendo sempre alta la consapevolezza che le cure palliative si occupano, prima di tutto, della vita».

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