BOLZANO. Il mercato del lavoro altoatesino registra una crescita moderata, ma le sfide strutturali si fanno sempre più evidenti. È quanto emerge dal Rapporto sul mercato del lavoro per il semestre invernale 2024/25, presentato il 13 giugno nel cortile interno di Palazzo Widmann dall’assessora provinciale al Lavoro Magdalena Amhof e dal direttore del Servizio Mercato del lavoro Stefan Luther.
La crescita dei lavoratori dipendenti si è attestata sull’1,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un dato in linea con la media degli ultimi 15 anni, ma il più basso dal 2015 (escludendo gli anni della pandemia). A trainare l’aumento sono stati i settori alberghiero-ristorativo e dei servizi sociali residenziali (+3,9% per entrambi). In lieve crescita anche commercio (+1,8%) ed edilizia (+1,4%), mentre il settore manifatturiero è in calo (-0,5%), soprattutto a causa delle difficoltà dell’industria automobilistica.
Lavoratori più stabili, ma anche più anziani
“In termini contrattuali – ha spiegato Luther – si osserva un aumento dei contratti a tempo indeterminato, con il 23% dei contratti a tempo determinato (15,1% al netto di agricoltura e turismo)”.
Parallelamente, il cambiamento demografico diventa sempre più evidente: oggi il 34,7% dei lavoratori ha più di 50 anni, con un incremento del 3,7% rispetto al 2023/24 e un aumento del 65% rispetto a dieci anni fa. Nei prossimi 15 anni si stima che in Alto Adige andranno in pensione circa 70.000 lavoratori.
“Molti Paesi dell’Unione Europea stanno affrontando la sfida dei baby boomer che escono dal mercato del lavoro – ha sottolineato Luther – mentre le generazioni successive sono numericamente inferiori. Questo squilibrio demografico è uno dei temi centrali del futuro”.
Lieve aumento della disoccupazione amministrativa
Nel periodo analizzato si registra un aumento dell’1,3% nella disoccupazione amministrativa, pari a 243 persone in più, per un totale medio di 18.217 disoccupati registrati (10.601 donne e 7.616 uomini). Tuttavia, grazie al potenziamento dei Centri di mediazione lavoro, i disoccupati immediatamente collocabili e di lunga durata sono diminuiti.
Luther ha anche chiarito la differenza tra il tasso ufficiale di disoccupazione (circa 2%) e quello amministrativo (6-7%), più utile per orientare le politiche attive del lavoro: “Ogni anno sono circa 12.000 le persone da accompagnare nel reinserimento lavorativo”.
Il ruolo chiave dell’immigrazione
Una delle principali leve che ha sostenuto la crescita occupazionale è stato l’afflusso di manodopera dall’estero: secondo il rapporto, tre nuovi lavoratori su quattro provengono da fuori provincia, in particolare dall’Italia e da Paesi extracomunitari.
“Per restare competitivi, dobbiamo migliorare l’attivazione del potenziale occupazionale già presente in Alto Adige – ha affermato Luther – anche perché vi è concorrenza con altre regioni europee nell’attrarre lavoratori”.
Strategie per il futuro
“La questione demografica sarà il cuore delle politiche del lavoro dei prossimi anni”, ha concluso l’assessora Amhof. “Vogliamo mantenere l’Alto Adige attrattivo e competitivo come luogo di lavoro, lavorando insieme alle parti sociali e al Servizio Mercato del lavoro su una strategia che guardi al 2030 e oltre”.