Home Società Bolzano, il caso “Ex Casa Rossa”: tra diritti negati e sfratti, la battaglia degli inquilini

Bolzano, il caso “Ex Casa Rossa”: tra diritti negati e sfratti, la battaglia degli inquilini

by Massimiliano Maglione

La questione degli alloggi per le forze dell’ordine in via Roma torna al centro della polemica. Al civico 99 del complesso “Ex Casa Rossa” vivono cinquanta famiglie di appartenenti alla Guardia di Finanza, ai Carabinieri e alla Polizia, che occupano appartamenti di proprietà del Demanio, gestiti dall’Ipes, pagando un affitto calmierato.

Da anni, molti di loro chiedono di poter riscattare gli alloggi in base a una legge del 1993, già applicata in diverse regioni, compresa la vicina Trento. Tuttavia, nonostante pareri favorevoli – compresi quelli del Ministero dell’Interno e dello stesso Demanio – il diritto all’acquisto continua a essere negato.

Il nodo principale è la classificazione di questi appartamenti: giuridicamente non sono considerati alloggi di servizio, ma di fatto vengono trattati come tali. Ciò significa che, al termine della carriera lavorativa, gli inquilini devono lasciare l’abitazione per fare spazio ai colleghi in servizio. Questa pratica ha già portato allo sfratto di diverse famiglie di pensionati.

Il problema abitativo e le proposte di soluzione

La politica locale, il Commissariato del Governo e i comandi delle forze dell’ordine sono ben consapevoli della situazione, ma non si intravede una soluzione concreta. L’emergenza abitativa nella provincia di Bolzano rende ancora più complessa la questione: rinunciare a quegli appartamenti significherebbe perdere risorse abitative preziose per il personale che arriva da fuori regione.

Secondo i sindacati, una possibile soluzione potrebbe essere la costruzione di nuovi alloggi su aree demaniali, destinati alle cooperative edilizie militari. Un’altra ipotesi è quella di riservare una quota delle case Ipes alle forze dell’ordine, un’opzione che però rischia di scontrarsi con le esigenze di molte altre categorie in difficoltà.

Il tema rimane aperto, e le famiglie dell’“Ex Casa Rossa” continuano a lottare per un diritto che in altre parti d’Italia è già stato riconosciuto.

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