La vicenda di Caterina Cutrì, una giovane immobilizzata dalla testa ai piedi a causa di una forma aggressiva di sclerosi, sta facendo discutere. Il TGR Rai di Bolzano ha riportato la sua storia, che noi di BolzanoQuotidiano.it riprendiamo e divulghiamo per sensibilizzare l’opinione pubblica, in particolare l’Ipes, affinché riveda la propria posizione.
Un alloggio negato per un appartamento in Calabria
Caterina Cutrì e i suoi genitori si sono visti rifiutare l’assegnazione di un alloggio Ipes perché il padre è proprietario di un appartamento in Calabria. Una norma che, in teoria, vuole impedire che chi possiede già un immobile acceda agli alloggi popolari. Tuttavia, nel caso di Caterina, questa regola si scontra con la realtà: trasferirsi in Calabria è impossibile per diversi motivi e vendere la casa non risolverebbe la situazione, perché il ricavato andrebbe comunque dichiarato per cinque anni, facendo perdere il diritto all’alloggio.
L’Ipes ha avanzato una proposta che appare paradossale: concedere l’alloggio a Caterina, ma con la residenza per una badante, non per i genitori che la assistono giorno e notte. Una soluzione poco umana, come ha dichiarato Caterina ai microfoni del TGR.
Una casa già disponibile, ma senza certezze
Attualmente la famiglia Cutrì vive in una casa Ipes, ma solo grazie alla concessione dell’Associazione Sclerosi Multipla, che aspetta di poterla trasferire ufficialmente a Caterina. Tuttavia, senza il riconoscimento formale dell’Ipes, la situazione rimane in bilico.
Le posizioni dell’Ipes e di Caterina
La presidente dell’Ipes, Francesca Tosolini, ha ribadito l’impegno dell’ente per abbattere le barriere architettoniche e sostenere i non autosufficienti. Tuttavia, l’Ipes afferma che le regole devono essere uguali per tutti, anche per chi appartiene alla graduatoria per disabili.
Dal canto suo, Caterina sostiene che i disabili e i non autosufficienti dovrebbero avere la priorità su tutto, soprattutto in casi così gravi.
Un appello per una soluzione più umana
Noi di BolzanoQuotidiano.it vogliamo dare voce a questa vicenda affinché si trovi una soluzione più giusta e rispettosa della dignità di Caterina e della sua famiglia. Chiediamo all’Ipes e alle istituzioni di rivedere le proprie decisioni, considerando il diritto all’assistenza familiare come una priorità.