Un nuovo scossone agita la politica altoatesina: Christian Bianchi è il nuovo coordinatore provinciale di Forza Italia. La decisione, presa dal coordinamento nazionale del partito su impulso del senatore Maurizio Gasparri, segna un ulteriore capitolo nella lunga carriera politica dell’ex sindaco di Laives, noto per la sua capacità di muoversi tra partiti e alleanze in base alle opportunità del momento.
Bianchi, che alle elezioni provinciali del 2023 è stato eletto nelle fila della Lega (guidando la sua lista civica Uniti per l’Alto Adige), torna ora sotto l’ala di Forza Italia, scalzando Matteo Gazzini, fino a ieri commissario del partito in Alto Adige. Una mossa che modifica gli equilibri interni alla giunta provinciale, con la Lega che perde l’unico assessore provinciale eletto sotto il suo simbolo e Forza Italia che guadagna un uomo di peso nel governo locale.
Le dure parole di Massimo Bessone
La notizia del passaggio di Bianchi a Forza Italia ha scatenato un’ondata di reazioni, tra cui spiccano le parole dure dell’ex assessore provinciale ed ex commissario leghista altoatesino Massimo Bessone:
“Dai mass media apprendo che il neo Assessore provinciale e capolista alle elezioni provinciali della Lega, Christian Bianchi, probabilmente, da domani lascerà il partito e sarà il nuovo segretario di Forza Italia in Alto Adige.
Non credo che questa cosa possa essere possibile, perché altrimenti si compirebbe la disfatta definitiva in Alto Adige di un partito che ha come motto ‘Padroni a casa nostra’, ma che dopo essere riuscito, grazie al lavoro degli storici militanti locali, per la prima volta ad andare in maggioranza nella nostra provincia è stato distrutto dalle scelte e dalle imposizioni giunte periodicamente da Milano e da Roma.
Se questo fosse vero, i fatti ci direbbero che si è voluto sacrificare un Vicepresidente della Provincia, due Assessori provinciali, un Presidente del Consiglio provinciale, un Parlamentare europeo e tanto altro nei vari comuni, per privilegiare amicizie rivelatesi via via inopportune e prive di ideali e credo politico.
Se davvero Bianchi lasciasse la Lega, da Milano qualcuno dovrebbe chiedere scusa ai militanti che hanno sempre lavorato con tanto amore e sacrificio per il proprio credo, sacrificando il loro tempo tolto agli affetti familiari. E, soprattutto, da Milano dovrebbero chiedere perdono agli altoatesini, agli elettori che hanno votato un ideale e si sono trovati con il nulla a rappresentarli.
Se un partito politico elimina chi crede e lavora onestamente per un ideale, per sostituirlo con dei mercenari, non si deve stupire, poi, se la gente non va più a votare.”
Parole forti, che mettono in luce il malessere all’interno della Lega e il senso di tradimento provato da chi ha lavorato per costruire il consenso del partito in Alto Adige.
Dalla destra a sé stesso: la parabola di Bianchi
La carriera politica di Christian Bianchi è un manuale perfetto di adattamento strategico. Da giovane militante di Alleanza Nazionale, ha seguito il percorso che lo ha portato prima nel Popolo della Libertà e poi in Forza Italia. Non trovando abbastanza spazio, ha scelto di mettersi in proprio, fondando la civica Uniti per Laives, con cui ha ottenuto la carica di sindaco del comune altoatesino.
Ma l’indipendenza ha avuto vita breve: con l’orizzonte delle elezioni provinciali, ha stretto un accordo con la Lega, che gli ha garantito un posto sicuro in lista come capolista. Così, con i voti di chi credeva nel progetto del Carroccio, Bianchi è riuscito ad essere eletto in Consiglio provinciale, ottenendo anche un posto in giunta.
Ora, a poco più di un anno da quell’elezione, arriva il nuovo salto: abbandona la Lega per prendere in mano Forza Italia in Alto Adige, partito in cui aveva già militato in passato. Un rientro strategico che non tiene conto di chi lo ha votato, ma che gli permette di ricollocarsi in vista delle future dinamiche politiche locali e nazionali.
Le conseguenze politiche: chi ci guadagna e chi ci perde?
La mossa di Bianchi modifica l’assetto della giunta provinciale, privando la Lega della sua rappresentanza diretta e rafforzando invece Forza Italia, che ora diventa un interlocutore azzurro.
Matteo Gazzini, che aveva guidato Forza Italia negli ultimi mesi, si è dimesso volontariamente a seguito della sua nomina nazionale nel Dipartimento Attività Produttive. Tuttavia, secondo alcune indiscrezioni, la sua decisione sarebbe stata influenzata dal clima interno al partito, reso pesante dalla presenza di un gruppo contrario alla sua gestione. Tra questi, spicca il nome di Carlo Vettori, che attualmente avrebbe la tessera sia di Forza Italia che di Fratelli d’Italia, una scelta moralmente poco gradita a Gazzini. Inoltre, figure come Murano, Sigismondi e Pasqualin non avrebbero mai realmente accettato la sua nomina, ostacolandolo sin dal primo giorno del suo incarico.
Nel frattempo, gli elettori della Lega si trovano davanti all’ennesima dimostrazione di come la fedeltà politica possa essere un concetto fluido per alcuni protagonisti della scena altoatesina. Chi aveva votato Bianchi credendo nel progetto leghista ora lo vede al timone di un altro partito, con il rischio che la sua nuova posizione porti a decisioni non sempre in linea con il mandato ricevuto dagli elettori.
Un copione già visto?
La storia politica di Bianchi è l’ennesima dimostrazione di come, in Alto Adige come altrove, la coerenza sia spesso sacrificata sull’altare della convenienza. Non è il primo, e probabilmente non sarà l’ultimo, a sfruttare il sistema per massimizzare le proprie opportunità, indipendentemente da chi lo ha votato.
Ma in un panorama politico sempre più instabile, viene da chiedersi: fino a quando gli elettori accetteranno di essere spettatori di questi giochi di potere senza chiedere conto ai loro rappresentanti?