Una scuola elementare di Bolzano ha introdotto una classe speciale composta esclusivamente da bambini italiani e migranti, escludendo i bambini tedeschi. Questa iniziativa ha scatenato una polemica tra coloro che la definiscono “classe speciale” e chi la etichetta come “classe ghetto”. La preside della scuola, Christina Holzer, ha difeso la sua scelta garantendo l’insegnamento a tutti gli alunni, sia italiani che migranti, e sottolineando l’importanza di non trascurare i bambini di madrelingua tedesca.
In Alto Adige, dove vige il principio dell’insegnamento nella madrelingua, le scuole sono divise tra tedesche, italiane e ladine. Tuttavia, sempre più famiglie italiane scelgono di mandare i propri figli nelle scuole tedesche per imparare la lingua, essenziale per futuri sbocchi lavorativi. L’introduzione di una classe composta solo da “non tedeschi” potrebbe influenzare questa scelta.
La decisione della scuola Goethe ha diviso la Svp, il principale partito della coalizione di governo, con pareri contrastanti sulla questione. Mentre alcuni esponenti della Svp sostengono che l’iniziativa non danneggi i bambini tedeschi, altri criticano l’istituzione di classi speciali che potrebbero violare la legge. Anche i partner di coalizione sono divisi, con i Freiheitlichen che approvano l’iniziativa e FdI che la definisce addirittura una “classe ghetto”.
L’opposizione e l’Anpi Alto Adige sono critici nei confronti della scelta della scuola, sottolineando la necessità di promuovere l’inclusione e l’istruzione per tutti gli alunni, senza creare divisioni. Secondo l’Anpi, le “classi ghetto” potrebbero portare a gravi fallimenti ed espulsioni di fatto, anziché favorire la conoscenza, l’inclusione e la comunità.
