Home Economia Commercio: meno insegne, più lavoratori. Il piccolo negozio rischia di scomparire?

Commercio: meno insegne, più lavoratori. Il piccolo negozio rischia di scomparire?

by Massimiliano Maglione

Il settore del commercio sta attraversando una trasformazione profonda: da un lato, si spengono sempre più insegne di piccoli negozi, dall’altro cresce il numero di lavoratori impiegati, in particolare nelle grandi catene. Un fenomeno che, se da un lato garantisce maggiore occupazione, dall’altro potrebbe mettere a rischio il tessuto sociale ed economico delle città.

I dati: calano le imprese, aumentano gli addetti

Secondo uno studio di Federdistribuzione e PwC Italia, negli ultimi dieci anni in Italia sono scomparse 157.000 insegne registrate, mentre gli addetti nel settore del commercio sono aumentati di 188.621 unità (+6%). Ciò significa che il lavoro nel settore non sta sparendo, ma si sta concentrando nelle mani di grandi aziende e catene commerciali, riducendo le opportunità per i piccoli imprenditori.

Mirco Benetello, direttore di Confesercenti, sottolinea come questa tendenza evidenzi un vantaggio competitivo per le grandi imprese: “Il mercato del lavoro è più performante presso le catene più sviluppate. I piccoli negozi soffrono, mentre le grandi aziende hanno una maggiore capacità di offrire occupazione con condizioni più strutturate”.

Un altro dato significativo riguarda il tipo di contratti: l’86,5% degli addetti nel settore del commercio ha un contratto a tempo indeterminato, un valore superiore di tre punti percentuali rispetto alla media nazionale. Questo conferma la capacità delle grandi catene di garantire maggiore stabilità rispetto ai piccoli negozi, spesso caratterizzati da contratti più precari.

Le conseguenze: rischio per il tessuto sociale ed economico

L’evoluzione del commercio verso un modello dominato dalle grandi catene comporta alcune criticità. La prima riguarda la perdita della componente sociale del commercio locale. I piccoli negozi non sono solo punti vendita, ma anche luoghi di incontro e relazione, elementi fondamentali per la vita dei quartieri.

Benetello evidenzia un altro aspetto: “Le piccole attività hanno un ruolo di sentinella per la sicurezza e la vivibilità delle strade. I grandi player difficilmente possono garantire la stessa presenza e controllo sul territorio”. La chiusura di negozi storici e di vicinato potrebbe quindi tradursi in un aumento del degrado urbano e in una perdita di identità per le città.

Lavorare nel commercio: sempre più dipendenti, sempre meno imprenditori

Un’altra questione cruciale è il futuro dell’imprenditorialità. Se il mercato del lavoro nel commercio si sposta sempre più verso il lavoro dipendente, diventa meno attrattivo per i giovani investire in un’attività propria. “Se un giovane vede più vantaggi nell’essere dipendente piuttosto che avviare una propria impresa, rischiamo di trovarci con un panorama economico impoverito nel lungo periodo”, avverte Benetello.

La crescita delle grandi catene e la scomparsa dei piccoli negozi potrebbero quindi portare a un commercio sempre più simile al settore industriale: pochi grandi imprenditori e un elevato numero di lavoratori. Se da un lato questo potrebbe significare maggiore stabilità occupazionale, dall’altro potrebbe limitare la varietà e la ricchezza del tessuto commerciale, impoverendo l’identità stessa delle città.

Conclusioni

La trasformazione del commercio è in atto e i dati parlano chiaro: meno insegne, più lavoratori. Ma a quale prezzo? Se da un lato la crescita dell’occupazione è un segnale positivo, dall’altro la perdita di piccoli negozi rischia di modificare in modo irreversibile il volto delle città, riducendo le opportunità per chi sogna di fare impresa e impoverendo il tessuto sociale ed economico locale.

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