Home Economia Bonus Mamme 2025: fino a 480 euro per le lavoratrici con figli

Bonus Mamme 2025: fino a 480 euro per le lavoratrici con figli

by Massimiliano Maglione

CGIL-AGB: “Serve un vero piano per l’occupazione femminile”

Nel 2025 arriva una nuova misura di sostegno alle lavoratrici madri: il Bonus Mamme, introdotto dal DL Omnibus, prevede un contributo economico di 40 euro al mese, erogato in un’unica soluzione a dicembre, per un totale di 480 euro annui.

Chi può beneficiarne

Secondo quanto previsto dal decreto, il bonus potrà essere richiesto da:

Madri con almeno due figli, a patto che: il secondo figlio abbia meno di 10 anni, oppure il figlio più piccolo abbia meno di 18 anni, in caso di tre o più figli; Lavoratrici dipendenti o autonome, escluse le lavoratrici domestiche; Chi percepisce un reddito da lavoro annuo inferiore ai 40.000 euro; Madri con tre o più figli che non siano assunte a tempo indeterminato.

Il bonus spetta per ogni mese lavorato nel 2025, anche se il contratto è breve o part-time. Inoltre, non costituisce reddito ai fini fiscali o ISEE.

Un aiuto, ma non una soluzione

“Si tratta di una piccola misura – ha commentato Cristina Masera, Segretaria generale CGIL-AGB – che cerca di garantire comunque un sostegno alle mamme lavoratrici. Ma resta una misura temporanea e insufficiente. Servono politiche strutturali per l’occupazione femminile, non interventi spot.”

Non cumulabile con l’altro bonus

Il Bonus Mamme non si somma all’esonero contributivo già previsto per le madri con tre o più figli assunte a tempo indeterminato, ma le due misure possono alternarsi nel corso dell’anno se la situazione lavorativa cambia.

Come richiederlo

Il bonus va richiesto direttamente dalle interessate. Sarà erogato dall’INPS nel mese di dicembre 2025, sulla base dei mesi effettivamente lavorati nell’anno.

Per ricevere supporto nella compilazione della domanda o per ulteriori chiarimenti, è possibile rivolgersi alle sedi CAAF CGIL-AGB oppure consultare il sito ufficiale: www.caaf.it.

Una misura importante, ma non sufficiente: così i sindacati giudicano questo nuovo intervento, sottolineando l’urgenza di investire in servizi per la famiglia, lavoro stabile e conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro.

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