Mentre sulla stampa locale e nazionale impazza la polemica sulle recenti dichiarazioni del direttore editoriale del Cai e scrittore Marco Albino Ferrari sulla possibilità di non installare più il simbolo della croce sulle vette montane italiane, dal Presidente generale Antonio Montani arriva un chiarimento sulla posizione del Club Alpiano Italiano in merito alla questione, lontani da posizioni ideologiche divisive.
Le dichiarazioni oggetto della polemica sono trapelate dal convegno organizzato all’Università Cattolica di Milano giovedì 22 giugno sul libro ‘Croci di vetta in Appennino’ di Ines Millesimi. Secondo quanto riportato originariamente da ‘Lo Scarpone’, portale appartenente allo stesso Cai, l’intenzione di lasciare integri i simboli quale testimonianza di un’importante eredità culturale si accompagna tuttavia alla necessità di non installarne di nuovi.
“Un punto di convergenza culturale, giuridico, storico e perfino religioso – è stato scritto – (…) Ed è proprio il presente, un presente caratterizzato da un dialogo interculturale che va ampliandosi e da nuove esigenze paesaggistico-ambientali, a indurre il CAI a disapprovare la collocazione di nuove croci e simboli sulle nostre montagne“.
Come dichiarato poi da Montani “non abbiamo mai trattato l’argomento delle croci di vetta in alcuna sede, tantomeno prendendone una posizione ufficiale. Quanto pubblicato è frutto di dichiarazioni personali espresse dal direttore editoriale Marco Albino Ferrari durante la presentazione di un libro.
Personalmente, come credo tutti quelli che hanno salito il Cervino, non riesco ad immaginare la cima di questa nostra montagna senza la sua famosa croce. Voglio scusarmi personalmente con il Ministro (Daniela Santanché ndr) per l’equivoco generato dagli articoli apparsi sulla stampa e voglio rassicurare che per ogni argomento di tale portata il nostro Ministero vigilante sarà sempre interpellato e coinvolto”.
Curiosa a questo proposito la posizione di Reinhold Messner, che dichiarato ‘superata l’usanza delle croci, esistente solamente sulle Alpi. Pratica che risale all’800 in opposizione all’illuminismo‘. Secondo il re degli 8mila dunque, non si sentirebbe la necessità di perpetuarne la tradizione.
Per una questione meramente di salvaguardia ambientale, sulla questione si è espresso anche il presidente dell’Alpenverein Südtirol Georg Simeoni, che propende per la libertà di scelta e per modalità di eventuale installazione a tutela del patrimonio naturale. Posizione condivisa anche da Carlo Alberto Zanella. Il presidente altoatesino del Cai si dichiara contrario a nuove imponenti installazioni e favorevole alla tutela di quelle già presenti sul territorio.