Home Cronaca Laives: il paradosso della giustizia, la vittima finisce denunciata per diffamazione

Laives: il paradosso della giustizia, la vittima finisce denunciata per diffamazione

by Massimiliano Maglione

Era iniziata come una semplice segnalazione di pericolo sui social, ma si è trasformata in un caso paradossale che solleva interrogativi sulla giustizia italiana.

Tutto è partito dalla denuncia di una cittadina di Laives, la cui madre ha subìto un tentativo di truffa da parte di due individui che, con la scusa di verificare il contatore dell’acqua, hanno cercato di intrufolarsi in casa per derubarla. Un copione tristemente noto, specialmente quando le vittime sono persone anziane, spesso più vulnerabili a questo genere di raggiri.

La figlia, venuta a conoscenza dell’accaduto, ha deciso di non restare in silenzio: ha pubblicato sui social le foto dei presunti truffatori e dell’auto con la targa ben visibile, invitando i cittadini alla massima attenzione e segnalando il tutto anche ai Carabinieri.

Il post ha avuto ampia diffusione, scatenando l’indignazione della comunità e rafforzando il senso di allerta tra i residenti. Ma la svolta assurda è arrivata questa mattina: uno dei presunti truffatori ha deciso di sporgere denuncia contro la ragazza per diffamazione a mezzo social.

Chi tutela chi?

Si entra qui in un campo minato dal punto di vista legale. È vero che pubblicare immagini di persone senza il loro consenso, soprattutto in contesti accusatori, può configurare un reato, poiché viola la privacy e il principio della presunzione di innocenza. Ma è altrettanto vero che, se la denuncia della ragazza dovesse trovare riscontro nei fatti, ci troveremmo di fronte a una situazione dove la vittima di un tentato furto rischia di finire sotto accusa, mentre i presunti autori dell’inganno ribaltano la situazione a loro favore.

Un ribaltamento che fa riflettere: chi cerca di proteggere la propria comunità rischia di diventare il bersaglio della legge, mentre i truffatori – almeno fino a prova contraria – possono appellarsi alle norme sulla diffamazione per difendersi.

Il delicato equilibrio tra giustizia e tutela dei cittadini

Il caso di Laives non è isolato: sempre più spesso, chi denuncia pubblicamente un reato si trova a dover fronteggiare a sua volta procedimenti legali per aver diffuso informazioni che potrebbero ledere la reputazione altrui.

Siamo di fronte a una contraddizione che pone una domanda chiave: è giusto che chi segnala un pericolo venga perseguito più velocemente dei presunti malfattori?

Se da un lato la legge tutela giustamente la privacy e la presunzione d’innocenza, dall’altro è chiaro che la percezione della giustizia da parte dei cittadini ne esce fortemente minata. Perché, se davvero i due uomini avevano intenzioni fraudolente – e questo spetterà alle forze dell’ordine accertarlo – è paradossale che la prima conseguenza di questa vicenda sia una denuncia contro la vittima e non, eventualmente, l’individuazione e la punizione dei responsabili.

Insomma, a Laives la storia si è capovolta: i presunti truffatori denunciano, mentre la vittima finisce sotto accusa. Non è esattamente l’idea di giustizia che i cittadini si aspetterebbero.

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