Un viaggio a Vienna, tra musei e palazzi imperiali, si è trasformato in un caso nazionale. Daniela, studentessa con sindrome di Down che frequenta il quarto anno di una scuola superiore a Ora, non è partita con i suoi compagni per la gita scolastica. Non per una scelta sua o della famiglia, ma perché – di fatto – è stata esclusa.
A far esplodere il caso è stata la madre, che ha scoperto casualmente il viaggio attraverso una comunicazione sul registro elettronico. Fino a quel momento, nessuna informazione ufficiale, nessun invito, nessun modulo da firmare. Solo silenzio. Alla richiesta di chiarimenti, l’insegnante di sostegno ha spiegato che non sarebbe potuta partire per motivi personali. La madre, pur di permettere alla figlia di partecipare, si è offerta di accompagnarla a proprie spese. Ma anche questa soluzione è stata respinta dalla scuola, ufficialmente per motivi assicurativi.
Alla fine, Daniela è rimasta a casa. Da sola. Senza nemmeno un messaggio di solidarietà da parte dei compagni o del corpo docente.
La vicenda, portata all’attenzione dei media locali dai genitori, è presto finita anche sui giornali e telegiornali nazionali, scatenando una valanga di reazioni. Silenzio invece dalla scuola, che non ha rilasciato dichiarazioni ufficiali né offerto scuse.
La Provincia di Bolzano ha promesso verifiche e controlli. In una nota, ha definito l’episodio un caso isolato, ribadendo l’impegno dell’Alto Adige per l’inclusione scolastica. “Si fa molto, ma ci sono ancora criticità su cui lavorare”, è stato il commento di un funzionario.
Daniela intanto è tornata in classe. E mentre il mondo discute di lei, nessuno – né professori né compagni – sembra essersi accorto del peso che questa esclusione ha lasciato. Un’assenza che pesa più di qualsiasi valigia.