Otto manufatti etruschi e villanoviani, risalenti all’XI-VI secolo a.C., tornano al patrimonio pubblico
Nella mattinata del 2 aprile 2025, il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Venezia ha consegnato alla Soprintendenza ai Beni Culturali di Bolzano otto preziosi reperti archeologici di origine villanoviana ed etrusca, databili tra l’XI e il VI secolo a.C.
Tra i beni recuperati figurano:
• un vaso biconico in bucchero grigio-bruno con incisioni geometriche tipiche del periodo villanoviano (X sec. a.C.);
• un calice in bucchero nero di produzione etrusca, attribuito alla cultura vulcente (VI sec. a.C.);
• un’oinochoe trilobata a impasto grigio, decorata con incisioni puntinate semicircolari e a raggiera (VIII sec. a.C.).
Indagini e recupero dei reperti
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bolzano, hanno preso avvio nel marzo 2024 a seguito di un’ispezione della Soprintendenza, con cui i Carabinieri TPC collaborano costantemente. I reperti sono stati rinvenuti in una soffitta di un immobile a Bolzano, parte di un’eredità.
Dopo un’attenta verifica, i manufatti sono stati sottoposti a sequestro, in quanto il proprietario dell’immobile non disponeva di un valido titolo di possesso. Lo stesso ha collaborato con gli inquirenti, segnalando il ritrovamento alla Soprintendenza, come previsto dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.
Le ricerche hanno permesso di ricostruire parte della storia dei reperti, che provenivano da scavi clandestini effettuati nel Lazio negli anni ’80. Successivamente, i beni erano stati venduti illecitamente e trasferiti in Alto Adige, finendo poi dimenticati nella soffitta dell’abitazione bolzanina fino alla recente scoperta e denuncia da parte dei nuovi proprietari.
A seguito delle indagini, nel gennaio 2025 la Procura di Bolzano ha disposto il dissequestro e il trasferimento dei reperti al demanio culturale, per la successiva consegna alla Soprintendenza.
L’importanza della tutela del patrimonio archeologico
Durante le verifiche, il Nucleo TPC di Venezia ha lavorato in stretta collaborazione con la Soprintendenza A.B.A.P. di Venezia, che ha eseguito analisi tecnico-scientifiche per confermare l’autenticità dei reperti.
Secondo la normativa vigente, i beni archeologici rinvenuti sul territorio italiano appartengono allo Stato, salvo prova contraria da parte dei privati. Inoltre, qualsiasi cessione o vendita non conforme al Codice dei Beni Culturali è considerata nulla.
Nel corso della stessa indagine, sono state identificate quattro riproduzioni moderne di reperti archeologici, tra cui una copiatura di un’olpe etrusco-corinzia del VII secolo a.C.. Tali oggetti sono stati contrassegnati come non autentici, per evitare future confusioni o illeciti sul mercato dell’antiquariato.
Un impegno costante nella difesa della cultura
Il recupero di questi reperti è un risultato significativo per il Nucleo TPC di Venezia, che prosegue la sua attività investigativa attraverso controlli nei negozi di antiquariato e la raccolta di segnalazioni da parte di esperti e appassionati.
Grazie alla collaborazione tra il Ministero della Cultura, la Soprintendenza di Bolzano, la Soprintendenza di Trento e i Carabinieri TPC, questi reperti tornano a essere parte del patrimonio collettivo, permettendo alla comunità di riscoprire frammenti preziosi della propria storia.